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Cataratta, quando intervenire

L’alterazione del cristallino può provocare disturbi visivi anche gravi ma si deve intervenire tenendo conto delle necessità del singolo individuo

La Cataratta può essere definita come “ogni opacità che compare sul cristallino” che è la piccola lente “naturale” di circa un centimetro di diametro e spessa 3-4 millimetri situata dietro all’iride, all’interno dell’occhio.

I raggi luminosi provenienti dall’esterno passano attraverso il foro della pupilla, quindi attraversano il cristallino prima di arrivare alla retina, la pellicola sensibile del nostro occhio.

È ovvio che vi sono importanti differenze tra vari tipi di Cataratta: possono, infatti, presentarsi opacità totali o parziali, iniziali o evolute, centrali o periferiche ecc. Ovvero si possono riscontrare opacità che interferiscono con il passaggio dei raggi luminosi e altre che invece si dimostrano praticamente ininfluenti. Ma quando deve essere operata una Cataratta? Questa situazione va affrontata chirurgicamente quando interferisce con la funzione visiva. Sembra una ovvietà, ma le cose non sono così semplici: infatti ci sono alterazioni visive che peggiorano la qualità della vita ed altre che, invece, sono del tutto trascurabili.

 

Le alterazioni visive

Cominciamo a parlare, dunque, delle alterazioni visive, ovvero dei sintomi della Cataratta. La Cataratta provoca annebbiamento visivo e il disturbo sarà più importante nella vista per lontano, cioè il Paziente vede male la televisione, le persone che sono sul marciapiede opposto, il numero dell’autobus, ecc. Di contro il Paziente vede abbastanza bene leggendo, svolgendo i lavori domestici e mangiando. Talvolta un paio di occhiali aiuta a vedere meglio da lontano. Un altro sintomo della Cataratta iniziale è la Miopizzazione: il cristallino, prima ancora di opacizzarsi, gonfia, cambia la propria densità e rende l’occhio lievemente miope. Quindi il sintomo iniziale di una Cataratta può essere una variazione della vista a una età (dopo i 50 anni) in cui normalmente non si hanno alterazioni. Il disturbo di Miopizzazione è relativo poiché il Paziente si trova a poter leggere senza occhiali e a dover, invece, rinforzare gli occhiali per vedere da lontano.

In generale, comunque, sia che si tratti di Cataratta incipiente con Miopizzazione o di Cataratta iniziale con opacità parziali del cristallino, il disturbo visivo è soprattutto a carico della vista per lontano. I Pazienti avranno difficoltà a vedere la televisione e, soprattutto, alla guida dell’auto. Queste difficoltà nella vita moderna risultano molto limitanti, anche nel caso di Pazienti anziani.

 

Quadri clinici differenti

L’alterazione del cristallino comporta disturbi visivi diversi a seconda della natura e delle caratteristiche dell’alterazione stessa.

Assai comune è la cosiddetta Sclerosi nucleare: in questo caso la parte più interna del cristallino, detta nucleo, che è anche la parte più vecchia del piccolo organo, con gli anni, si indurisce e assume un colore ambrato scuro o marrone. Con il passare del tempo si forma, dunque, la cosiddetta Cataratta brunescente: il cristallino non presenta una vera e propria opacità ma piuttosto diventa come una scura lente da sole e, per il Paziente, l’ambiente perde luminosità e la vista diventa insoddisfacente, proprio come quella di chi indossa occhiali da sole anche in ambienti bui. La Cataratta brunescente va operata con sollecitudine perché l’impedimento visivo è notevole e il cristallino, a causa della sclerosi, diviene sempre più duro, rendendo l’intervento chirurgico difficile.

Vi sono, poi, Cataratte parziali più o meno invalidanti ma la peggiore è la cosiddetta Cataratta a sottocoppa posteriore: l’opacità occupa tutta la faccia posteriore del cristallino ma, pur essendo sottile e parziale, per ragioni di ottica, provoca grande decadimento visivo. Per contro, invece, vi sono Cataratte che non influiscono sulla qualità della visione: tra queste troviamo molte Cataratte congenite, come ad esempio le Cataratte polari o opacità della periferia del cristallino. Vista una opacità del cristallino è difficile prevedere se essa peggiorerà o si stabilizzerà per cui è buona norma tenere sotto controllo il quadro clinico per qualche mese prima di prendere provvedimenti.

 

Quando operare

La risposta è certa: quando la Cataratta provoca un disturbo visivo invalidante o si pensa che lo possa provocare in tempi brevi. La valutazione dovrà essere fatta tenendo conto delle attività del Paziente e delle sue necessità.

Un Paziente molto anziano che abbia una buona vista per vicino e non abbia necessità di guidare e una buona vista nell’ambiente (magari ricorrendo a occhiali), spesso non è costretto all’intervento e può convivere tranquillamente con la sua Cataratta iniziale. Per un Paziente giovane o comunque attivo, che debba guidare o viaggiare e abbia difficoltà nella vista per lontano, invece, si deve pensare all’intervento chirurgico.

Oggi c’è la tendenza a operare precocemente perché è abbastanza vero che nella fase di Cataratta iniziale, quando il cristallino è ancora morbido e non ancora duro perché sclerotico, si può operare con maggiore facilità. Ma attenzione: occorre non arrivare all’eccesso e operare quando in pratica la Cataratta non c’è ancora.

Ancora una cosa è importante che il pubblico sappia: la Cataratta dà solo disturbi visivi tipo annebbiamenti; sintomi vari come lacrimazione, bruciore, sensazione di secchezza oculare sono disturbi della superficie oculare. Invece visione di lampi, mosche volanti, deformazione  dell’immagine sono sintomi collegati alla funzione retinica. Anche la difficoltà nella visione per vicino è raramente dovuta alla Cataratta e occorre pensare a Malattie maculari.

 

L’intervento

La Cataratta può essere affrontata solo chirurgicamente. Esistono colliri antiossidanti che talvolta permettono di rallentare il progredire di una Cataratta iniziale ma la loro efficacia resta dubbia. L’intervento chirurgico è molto praticato ma tutt’altro che semplice. Le complicanze sono rare ma esistono e, talvolta, sono gravi come, ad esempio, nel caso di infezioni. La procedura consiste nell’uso di Ultrasuoni per emulsionare il cristallino (ovvero scioglierlo), aspirarlo e sostituirlo con una protesi detta IOL (Intraocular Lens o cristallino artificiale). Con il cristallino artificiale possono essere corretti anche pregressi difetti come la Miopia, l’Ipermetropia e, usando protesi particolari, anche l’Astigmatismo. Molto spesso, dopo l’intervento chirurgico, il Paziente deve utilizzare occhiali correttivi, il più della volte per la visione per vicino e, durante il decorso postoperatorio, è doveroso prestare attenzione all’igiene per evitare le complicanze infettive che possono essere disastrose.

L’intervento chirurgico viene effettuato a bulbo oculare aperto e deve essere affrontato solo dopo averne valutato l’effettiva necessità.

Prof. Giovanni Calabria

già Direttore Clinica Oculistica

Università di Genova

Vice-Presidente S.I.O.L.

(Società Italiana di Oftalmologia Legale)


Elisir di Salute • marzo-aprile 2016