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Più salute per il mio intestino

Grazie agli studi che combinano la Genetica con la Nutrizione possiamo scoprire qual è la dieta più adatta al nostro organismo e mantenere in equilibrio la funzione intestinale

Alcune sostanze nutrizionali aggiuntive alla normale alimentazione ci possono aiutare nel raggiungimento di uno stile di vita sano e attivo e possono addirittura influire sull’insorgere di alcune patologie. La Nutraceutica parte dal presupposto che alcuni alimenti, definiti funzionali, abbiano la capacità di influire positivamente su una o più funzioni fisiologiche al di là delle proprietà nutrizionali di base. Prerogativa fondamentale degli stessi alimenti è anche quella di contribuire a preservare o migliorare lo stato di salute, a ridurre il rischio di insorgenza e/o trattare le malattie correlate al regime alimentare: ad esempio la Curcuma e gli alimenti ricchi di mietonina, un amminoacido essenziale, hanno proprietà antinfiammatorie; i probiotici, che altro non sono che i “fermenti lattici”, sono i batteri buoni che normalmente abitano l’intestino sano; i prebiotici sono sostanze alimentari in grado di favorire lo sviluppo e la crescita dei batteri buoni, con anche un conseguente effetto antinfiammatorio.

Ma la Ricerca è riuscita ad andare oltre, studiando le interazioni tra Genetica e Nutrizione e dando vita ad una scienza “preventiva”, la Nutrigenomica.

 

Il Test genomico

Possiamo considerare l’uomo come il risultato dell’interazione tra geni e ambiente e, quindi, dell’effetto che l’ambiente esercita sui geni dell’essere umano durante l’intero corso della vita. Nel caso in cui avvengano una serie di incontri con particolari cause ambientali scatenanti, si potrebbe manifestare il malfunzionamento di alcuni geni, predisponendo il soggetto allo sviluppo di varie malattie.

Per conoscere il proprio profilo genetico e le relative eventuali alterazioni, può essere d’aiuto il Test genomico che consiste in un resoconto redatto in laboratorio sulla base di un campione di DNA prelevato dalla saliva. I risultati ottenuti dall’esame riveleranno le variazioni genetiche ereditate come pure quelle acquisite nel corso degli anni. Ogni gene può presentare all’incirca dieci differenze nel suo codice rispetto al gene comune; tali variazioni vengono chiamate SNP (“Single Nucleotide Polymorphism”).

Grazie al completamento della mappa genetica umana è possibile individuare piccole modifiche dei singoli geni in modo da conoscere i limiti e le potenzialità di ogni soggetto. Non essendo tutte le variazioni genetiche legate a problemi di salute, vengono valutate solo quelle che riguardano aspetti fondamentali per l’organismo.

I geni che regolano la probabilità di insorgenza di una malattia e che possono essere implicati nella manifestazione patologica, vengono chiamati di “suscettibilità”. Ad esempio, per la Malattia di Crohn e per la Colite ulcerosa, ne sono stati individuati più di 100.  Grazie agli studi di Nutrigenomica si è dimostrato che alcune delle interazioni tra Nutrizione e Genetica rivestono un ruolo determinante nell’insorgenza o meno di alcune malattie. In considerazione di tutto ciò, vediamo l’approccio di Nutrigenomica (e Nutrigenetica) nel caso specifico delle Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino (MICI).

 

Il fattore alimentazione

Anche i componenti della dieta potrebbero alterare l’espressione di alcuni geni sia in condizioni di normalità che di varianti geniche e la dieta, quindi, potrebbe diventare un fattore di rischio per l’insorgere di numerose malattie ma potrebbe anche esercitare un ruolo protettivo. Il fenotipo, cioè quello che siamo e come ci mostriamo, è il risultato dell’interazione tra ambiente, cioè dieta e flora batterica intestinale, e genotipo, ossia il nostro corredo genetico: tale interazione può poi sfociare nel giusto equilibrio o nell’infiammazione.

Se consideriamo, dunque, l’alimentazione come strumento per limitare le alterazioni genetiche, è necessario che Nutrigenomica e Nutrigenetica stimolino gli studi sull’interazione fra cibo e geni, con l’obiettivo di stabilire una dieta assolutamente personalizzata per ciascun individuo.

Per esempio: una dieta ricca di frutta e fibre riduce il rischio sia di Colite ulcerosa che di Morbo di Crohn; al contrario, un deficit di Vitamina D, l’eccesso di Omega 6 e di grassi saturi aumentano il rischio di Malattia di Crohn.

Nel corso degli anni numerosi altri alimenti sono stati considerati potenzialmente responsabili di MICI: la margarina, perché i chilomicroni, particelle di grasso che la compongono, potrebbero scatenare, in soggetti predisposti, la formazione dei Granulomi che sono alla base della Malattia di Crohn; il latte vaccino fresco, nel quale sono presenti micobatteri in grado di indurre la formazione di granulomi nell’intestino e poi i grassi in genere, il dentifricio, le diete a basso contenuto di fibre, ecc.

È stato dimostrato, inoltre, che la durata dell’allattamento al seno è inversamente proporzionale al rischio di sviluppare una Malattia intestinale, cioè più lunga è la durata dell’allattamento e più basso è il rischio di sviluppare una Malattia Cronica dell’Intestino (MICI).

 

Curare l’intestino con gli alimenti

Le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino presentano molto spesso importanti segni di malnutrizione che vanno da una perdita di peso (60-70{26304d1512e104e099b52f53b2cacff44822b68479edd4de95898ae35700b648} dei casi alla diagnosi), all’Anemia (60-70{26304d1512e104e099b52f53b2cacff44822b68479edd4de95898ae35700b648} dei casi), fino a un deficit di varie vitamine e oligoelementi. Se la malattia, soprattutto nel caso del Morbo di Crohn, si manifesta durante l’infanzia o l’adolescenza, il 20-30{26304d1512e104e099b52f53b2cacff44822b68479edd4de95898ae35700b648} dei Pazienti manifesta un deficit della crescita e dello sviluppo.

La malnutrizione può essere determinata da varie cause, quali aumento del fabbisogno energetico (infiammazione, febbre, steroidi, crescita), perdita di nutrienti (trasudazione attraverso la mucosa intestinale ulcerata, interruzione del circolo enteroepatico degli acidi biliari), ridotta superficie assorbente (da resezione, malattia della mucosa, contaminazione batterica dell’intestino tenue, aumentato transito), ridotta assunzione di cibo con la dieta (dolori dopo i pasti, deficit di zinco, calo dell’appetito da aumento in circolo di citokine, le molecole proteiche dell’infiammazione).

Il trattamento nutrizionale delle MICI consta di una serie di possibilità che vanno dalle diete povere di scorie, cioè a basso contenuto di fibre, a quelle invece ad alto contenuto di fibre, fino alle diete di esclusione, cioè con un numero di alimenti molto ristretto. Di queste, l’unica che veramente svolge un importante ruolo nella Malattia di Crohn con stenosi, cioè con restringimenti del lume intestinale, è la dieta a basso contenuto di fibre. Ma i veri trattamenti nutrizionali sono quelli che utilizzano la cosiddetta nutrizione artificiale. Si tratta della nutrizione parenterale per via endovenosa, in grado di mettere a riposo l’intestino e di migliorare lo stato nutrizionale del soggetto, e della nutrizione enterale, ossia la cosiddetta “dieta liquida” che, oltre a mettere a riposo l’intestino e migliorare lo stato nutrizionale, costituiscono una vera e propria terapia per la Malattia di Crohn. Se correttamente utilizzate come unica fonte di nutrimento per qualche settimana, questi metodologie di alimentazione hanno un effetto paragonabile a quello degli steroidi.

L’unico lato negativo sta nel fatto che vengono somministrate attraverso un sondino o, al massimo, possono essere bevute (sono disponibili a i gusti di cioccolato, caffè fragola, vaniglia, ecc.), ma non tutti le gradiscono.

 

Le diete dell’Astronauta

Le diete liquide sono così chiamate in quanto usate come alimenti dagli astronauti e contengono le giuste percentuali di carboidrati, lipidi e proteine ma sono completamente prive di scorie. Ne esistono di tre tipi:

 

Nuove prospettive di cura

Si stanno valutando anche altre possibili terapie nutrizionali contenenti sostanze come la glutamina, un aminoacido che rappresenta il principale nutrimento per le cellule intestinali, il “transforming growth factor Beta2”, sostanza in grado di ottenere la guarigione della mucosa, gli antiossidanti (vitamine e oligoelementi), l’acido butirrico, i probiotici. Esiste poi in commercio, attualmente, un preparato che contiene al suo interno probiotici (Bifidobatterio Bifido e Bifidobatterio lactis), prebiotici (acido butirrico e frutto oligosaccaride), il tutto ricoperto in maniera tale da “aprirsi” solo dove serve, cioè nel colon.

Studi recenti di dinamica a livello della cellula intestinale hanno dimostrato come acido butirrico, curcuma e probiotici siano in grado di entrare all’interno della cellula e modificarne l’attività da infiammatoria ad antiinfiammatorie e viceversa. Possiamo quindi concludere che, per quanto riguarda strettamente il regime dietetico di tutti giorni, i Pazienti con MICI devono assolutamente evitare di stressarsi con diete particolarmente restrittive e assumere, invece, tutto ciò che gradiscono, evitando solo i cibi e le bevande che, assunte, provocano effetti indesiderati. Nell’ambito dell’alimentazione, diverso è il discorso per ciò che si riferisce a Nutrigenomica e Nutraceutica, il cui obiettivo fondamentale è la ricerca di una dieta personalizzata, cioè “tagliata su misura” su ciascun Paziente con MICI o altre patologie croniche. Tale dieta dovrà contenere, in maniera assolutamente precisa, le corrette componenti necessarie a ridurre l’infiammazione nei Pazienti affetti da queste malattie.

Prof. Giorgio Zoli

Centro per la Diagnosi e Cura

delle Malattie dell’Intestino

U.O. Medicina Interna,

Ospedale SS. Annunziata – Cento (Ferrara)


Elisir di Salute • gennaio-febbraio 2016